Buon viaggio, cappelli e bambum... No, non siamo già impazziti per il caldo africano o qualche chilometro di troppo: in queste poche parole c’è il saluto benaugurante pre-partenza e il succo dei primo giorno made in Bissau. Arrivati senza troppi intoppi in Guinea Bissau nella calda notte, abbiamo già affrontato il primo approccio con la realtà. I giuseppini del Murialdo che ci hanno gentilmente ospitati, l’instancabile Giusy che ci ha accompagnati in giro per la città, con la sua guida sportiva ora che i semafori ci sono ma non funzionano. Ed eccoci al Bandim, il mercato cittadino che ci accoglie tra banchetti di carne macellata al momento e frutta, lamine di ferro e bambini che giocano alla playstation. Sì, alla playstation.
Poi di colpo, Casa Bambaran. Un orfanotrofio e una casa d’accoglienza per bimbi, che si colora a festa grazie alla maestria delle donne che ci lavorano e la voglia di giocare dei più piccoli. C’è Mumi che la mamma ha lasciato al suo destino perché ha la testa rotta nel vero senso della parola, ma si è operata in Italia e ora è sanissima, c’è AnaClara di cui i genitori si sono disfatti dopo pochi giorni dalla nascita, ma che ora ha tante persone a cui chiedere Bambum, ovvero “prendimi in braccio”.
E in braccio ci vogliono stare anche i tanti bambini ricoverati alla Clinica Bor, esempio di efficienza e buona volontà di medici e personale come Dionisio e Fernando, cervelli di ritorno. Hanno studiato in Italia, ma sono voluti tornare e mettere la professionalità a disposizione della loro terra. È la via del “yes, we can”: la scritta l’hanno riportata anche nel giardino della clinica per convincersi che “si può fare”, nella zona della città che non a caso ospita anche la scuola primaria “Barack Obama”.
E ora, eccoci a scrivere da Bigene, dove con il foggiano Padre Ivo ci siamo sciroppati una settantina di km percorsi “solo” in 3 ore e mezza. Quaranta con l’asfalto, trenta di foresta verso il nord del Paese. Meno male che ad attenderci, oltre alla gente dei villaggi che correva a salutare se richiamati dal clacson della Toyota, c’era anche la pizza di Rosa da Deliceto.
E finisce così il primero dia in Guinea Bissau. Ah, “buon viaggio e cappelli” ce l’ha suggerito l’ultima persona che abbiamo incontrato prima da partire da Roma. Ci ha spiegato che l’insolazione fa brutti danni. Finora pochi, ma tanto sudore.